RECENSIONE VANQUISH(PLATINUM GAMES/SEGA 2010)

Image

I bimbiminkia sono una categoria di persone molto particolare per due ordini di motivi:il primo è perché sono ignoranti,tremendamente ignoranti e il secondo è direttamente legato al primo:essendo ignoranti sono estremamente pericolosi in tutti i campi.

Se intaccano il cinema,la settima Arte produce Twilight,a tutto discapito del successo di film quali Lasciami entrare e se toccano l’ambito dei videogiochi,vengono prodotti titoli usa-e-getta senz’ anima,né personalità,dedicati a un pubblico col quoziente intellettivo di un Orango(ma non stiamo parlando di Donkey Kong,ahimè),che vanno a tutto svantaggio di titoli meritevoli,studiati per un pubblico che i videogiochi li segue dai tempi del Commodore 64.
Ma il videogiocatore che non è ottenebrato dalle mode del momento,curiosando tra i titoli in saldo al Gamestop sotto casa,può imbattersi ogni tanto,in mezzo alla marmaglia di videogiochi fatti con lo stampino,in rari titoli davvero meritevoli,tra i quali Bionic Commando di Grin(di cui si è già ampiamente parlato in questo blog),l’ottimo Mirror’s Edge(di cui non è mia intenzione parlarne,se non in seguito) e il titolo in oggetto,cioè Vanquish.
Soddisfatto per l’acquisto fatto,il nostro videogiocatore attento,inserisce il disco di Vanquish nella sua Xbox 360 e si troverà davanti,quasi spiazzato,a quello che,a un occhio sprovveduto,può sembrare un emulo di Gears of War,solo con gli occhi a mandorla.
La rabbia appena provata si trasforma in piacevole sorpresa quando il nostro capisce di essersi totalmente sbagliato:di Gears of War in questo titolo c’è ben poco,giusto il sistema di coperture,il cui uso viene disincentivato dalle meccaniche a schermo con un bonus di punti e i compagni di avventura di Sam Gideon(il protagonista della vicenda),che sembrano aver fatto indigestione di testosterone.
Ebbene,il titolo in questione è una continua apparenza,un continuo gioco di specchi.Vuole apparire a tutti i costi quello che non è:si usano le armi,ma non è uno shooter,è piuttosto un titolo d’azione a là Devil May Cry,con l’unica variabile che le spade e il melee vengono sostituiti dalle armi da fuoco e dalle granate;cerca di dare sostanza alla trama,ma essenzialmente non si va avanti per scoprire quest’ultima(è un mero pretesto,che serve come collante per amalgamare l’atmosfera),ma cercando di accumulare un punteggio sempre più alto e di prodigarsi in evoluzioni sempre più estreme.

Eh già,proprio così,stiamo parlando di un action arcade,di quelli che ne uscivano a bizzeffe negli anni ’90,ma che l’industria videoludica pare aver dimenticato con l’andare degli anni,di un videogioco duro e puro,dal concetto e dall’ideologia conservatrice,ma che propone qualcosa di nuovo,accattivante e impegnativo.
Insomma,per dirla breve,questo è uno dei rari giochi della current gen che fa della giocabilità la sua essenza,sbattendosene altamente della grafica(per altro strepitosa),ma pensando a divertire e impegnare il videogiocatore in sessioni ad alto tasso di tensione e adrenalina.
Il gameplay,in sostanza,si basa su tre punti cardine:le armi da fuoco,giustamente,il bullet time e le proprietà della tuta DARPA data in dotazione a Sam.
Le armi da fuoco,prese singolarmente,sono il punto debole della produzione,in quanto non eccellono né per design,né per originalità,ma combinate con il tempo rallentato e con i pugni energici sferrati con la pressione del tasto “B” e con l’ausilio dei razzi propulsivi applicati agli stivali della tuta DARPA si ottiene uno dei gameplay più roventi di sempre:esplosioni,pallottole,cocci,scintille e calcinacci verranno proiettati in ogni dove,senza che il motore di gioco accenni a qualsivoglia rallentamento:tutto è stato studiato dai saggi programmatori di Platinum Games per esplodere,tutto è oggetto di una potenziale detonazione in Vanquish,dalla camera di scoppio del carrello della vostra arma,fino ai vostri commilitoni,che salteranno in aria in mille brandelli,passando per voi e la vostra tuta,nel momento in cui sprecherete tutta l’energia di quest’ultima,cercando di scampare alla morte inevitabile.
Ora cercate di seguire una ipotetica partita a Vanquish:una volta selezionato il livello di difficoltà vi troverete davanti dei robot che vi sparano come dannati e una copertura tra voi e loro.A questo punto vi riparate dietro la suddetta,vi fumate una sigaretta(ebbene sì,Sam è un tabagista),saltate fuori dalla copertura e azionate il tasto per mirare,che serve anche per rallentare il tempo nel mentre di una acrobazia e fate fuoco sulle macchine e le fate saltare.
A questo punto uno dei vostri compagni si accascia a terra e lo soccorrete con un kit medico e,mentre lui vi lascia delle munizioni per la mitragliatrice pesante in terra,voi guardate in avanti:il ponte su cui vi trovate inizia a crollare,perché non regge più le esplosioni e le pallottole sparate e,per non cadere nel vuoto,attivate i propulsori degli stivali e vi lanciate in un altro vortice di esplosioni e fucilate fino alla fine dello stage,che vi vede totalizzare un buon punteggio perché avete salvato un compagno dato per spacciato e non siete morti,risparmiando oltretutto tempo,che vi darà un ulteriore bonus.Gratificante,no?
Senza parlare poi del design delle ambientazioni,che avvantaggia non solo la orizzontalità del paesaggio,ma anche la sua verticalità,con sparatorie sospese nel vuoto e vertiginosi scontri con boss nemici di dimensioni considerevoli,anch’essi studiati perché esplodano in mille pezzi.
A questo punto il nostro videogiocatore scafato è soddisfatto dell’acquisto,finirà Vanquish più e più volte,innalzando continuamente il livello di difficoltà,fino a quello più hardcore e cercando il punteggio sempre più estremo,godendo di ogni highest score,lasciando i bimbiminkia che dicono che Vanquish è un gioco breve e troppo facile alla loro grigia e ignorante esistenza costellata di Call of Duty e Gears of War.

VOTO:9

P.S.:come da consuetudine saluto i lettori con un filmato di gioco(da notare la straordinarietà dell’impatto grafico e la fluidità con cui il motore di gioco riesce a far girare il tutto senza rallentamenti:ineccepibile,davvero).Tanti saluti e buon 2013,sperando di trovare nella calza della Befana una copia di Vanquish

Recensione No One Lives Forever (2000, Sierra/Monolith, PC/Ps2)

Ah, i bei vecchi tempi della Monolith su PC, quando ancora non si era invischiata in progetti difficili e non del tutto riusciti come Fear… Giorni di gloria, amici miei. Si sfornavano FPS di qualità senza sosta, e questo è uno di quelli, anzi credo sia la creatura più bella e originale mai partorita dagli sviluppatori americani (insieme al suo seguito, a dir il vero). No One Lives Forever (NOLF, d’ora in poi), Game of the Year del 2000 quando ancora il premio significava qualcosa (ai tempi Pre-Halo), è un rarissimo esempio di qualità della trama unita al classico divertimento da shooter più una serie di trovate a dir poco geniali.

Anni ’60, anni dei mille colori, vestitini del sabato sera, danze davvero demenziali… e ovviamente Guerra Fredda. Interpretiamo Cate Archer, super agente segreto della UNITY, un’agenzia di super spie che mantengono la pace globale, ad ogni costo. Accade che diversi agenti della UNITY vengono uccisi. La causa di queste morti è la HARM, un’organizzazione terroristica globale guidata da un fanatico (e curiosamente vestito) russo che ha organizzato un complotto contro l’ordine mondiale. Sta a noi fermarlo, e la UNITY ci darà una mano con i suoi innumerevoli gadget tecnologici. Atmosfera dunque da 007, ma tutto condito da demenzialità assoluta stile Austin Powers 1,2 e 3. NOLF è una parodia sfarzosa e brillante di tutto quel filone letterario e cinematografico che dai primi anni 60 in poi proliferò sulle vicende di improbabili superspie super eleganti, belle, ricche e composte in ogni situazione, anche di fronte al cattivone di turno che vuole dominare il mondo. Tutta la storia prevede una serie di colipi di scena “plausibili” in una vicenda complottistica, ma assolutamente spassosi nel loro svolgimento. Dialoghi assurdi e divertentissimi, tanto per citare un esempio, tra noi e una spia che seduciamo (e facciamo sbronzare a dovere…) solo per poter recuperare una scheda elettronica fondamentale. Oppure come non citare discorsi allucinati tra i terroristi che riflettono filosoficamente sui mali del mondo, mentre caricano delle testate nucleari 😀 NOLF è il connubio perfetto tra colpi di scena degni della SPECTRE di James Bond e il divertimento degno di Serius Sam. Ciò non deve far pensare a NOLF come ad un rozzo clone di Doom, tutt’altro: NOLF non si limita a questo. La fase di sparo e lotta armata è certamente ottima (anche in virtù della riproduzione delle armi) ma il vero punto di forza del prodotto è nei gadget e nella fase stealth. Non è infatti possibile pensare di avanzare solo con la forza delle armi, qui ci si deve mettere almeno un pizzico di logica: siamo pur sempre spie! (sexy spie, in effetti…) Capita spesso di dover avanzare silenziosamente in alcune aree, evitare le guardie o ucciderle usando silenziatore; altre volte, dobbiamo far ricorso ad alcuni geniali strumenti che lo staff tecnico della UNITY ha messo ha punto per noi. Abbiamo allora un insospettabile rossetto/bomba, usato per scatenare il panico ad un party pieno di loschi imprenditori; oppure un ombrello/fucile (davvero ganzissimo da usare :); possiamo sempre scegliere di usare un piccolo robot che comanderemo a distanza come diversivo per le guardie, ecc ecc… NOLF dà mille possibilità per livello, e ci permette di elaborare raffinate tattiche stealth, limitate solo occasionalemente da una non super brillante AI dei nemici (ma non sono sempre così tonti come sembrano , alcune volte si dimostrano furbi, i bastardi). E allora il gameplay fila liscio tra sezioni di fuoco a volontà, superbe azioni da far invidia a Bond e fasi esplorative molto interessanti, piene di segreti e ulteriori gadget. Capita spesso di finire a esplorare i livelli (molto vari e ottimamente realizzati, sparsi in giro un pò in tutto il mondo) e trovare delle curiosità che fanno esclamare frasi davvero esilaranti alla nostra protagonista. Visto il tipo di storia, i boss sono pochi e sono ovviamente antagonisti più abili con la pistola o il fucile rispetto ai normali sgherri della HARM. Tuttavia alcuni si dimostrano davvero, davvero ostici e ci vuole pratica per abbatterli. La campagna è abbastanza lunga (14-16 ore massimo) e notevolissimo è il multiplayer (all’epoca mi divertì parecchio, se trovate ancora dei server privati spassatevela) con alcune trovate e modalità davvero simpatiche. Ottima la gestione dei Mod, con il solo rammarico che ne sono rilasciati pochi (ricordo però una mod con ben 10 livelli aggiuntivi, davvero eccezionale). Tecnicamente il gioco era certamente avanzato per il 2000, mosso dal sempre efficace LighTech Engine, veloce, fluido e scalabile come sempre. Il sonoro non delude mai, sempre azzeccate le voci dei personaggi ed i suoni delle armi, nonchè le musiche molto Beat e Pop che ci permettono di immergersi in questa luccicante atmosfera dei favolosi ’60.

Prima di concludere, un grazie speciale a The Games Machine che mi permise di scoprire questo gioco memorabile, in allegato ad numero fantastico. Detto questo, giocone divertentissimo ancora oggi, pieno di sorprese e idee geniali che solo oggi molti FPS hanno ripreso, malgrado si vantino del titolo di innovatori. Protagonista spiritosa e sexy, spie, casinò di lusso e sparatorie in giro per il mondo. Che volete di più? 🙂

P.S. : Evitate la conversione PlayStation 2, davvero penosa e che non rende giustizia al prodotto…

Giudizio Finale: VERY GOOD!

Recensione House of the Dead 2 (1998, Sega, PC/Dreamcast)

Dovete sapere che nel lontano 1999 attraversavo la fase acuta di passione per i rail shooters. Non solo per colpa (o merito) di Time Crisis+GunCon per la Ps1, ma anche per gli azzeccati acquisti PC in versione Xplosiv del primo Panzer Dragoon e di questo House of the Dead 2 (grazie ad Empire), conversione della versione Dreamcast, a sua volta port dalla sala giochi.  Ora, è chiaro che a quel tempo di giovinezza  me ne sbattevo altamente della qualità di conversione, di grafica e quant’altro (ed in effetti non mi interessa molto neanche adesso, bado alla sostanza) ma riguardandolo oggi, posso dire che la conversione era riuscita piuttosto bene dalla versione sulla console Sega. E nel 1999 trovare degne conversioni da console era quasi un’utopia…

 

Questo simpaticissimo gioco che andiamo ad analizzare è uno shooter coi fiocchi, divertente e frenetico. Esisteva qualche light gun per PC , nel 1999, ma onestamente trovai più economico e pratico usare il mouse del PC, piuttosto che dedicarmi ad un’altro salasso stile Guncon 🙂 . La trama vede la solita invasione di zombie e schifezze geneticamente modificate scatenate da uno scienziato pazzo e tocca a noi, un prode agente FBI, fermare il suo diabolico piano. Insomma, la trama è un pretesto per mettervi contro un esercito davvero variegato di mostri e organismi vari, da affrontare a suon di RELOAD e FIRE per svariati quartieri della città. Non c’è modo di ripararsi alla Time Crisis, qui il tasto sinistro del mouse era il fuoco, mentre il destro è adibito a ricaricare. Il problema è farlo molto velocemente, perchè le orde di nemici che la Sega si è divertita a mandarci contro sono davvero numerose e capita spesso di non ricaricare in tempo prima di un attacco, soprattutto a livelli di difficoltà elevati. Comunque, una volta presa la mano il gameplay diventa una droga ed è divertentissimo notare il sistema di danno rozzo ma efficace che permette di bucherellare i nostri amici non-morti in varie parti, testa, braccia, gambe con effetti diversi. Sviluppandosi lungo le strade di una città, incontreremo spesso numerose persone che sono attacate dalle mostruosità e ci chiedono aiuto. Se riusciamo a salvarle otteniamo in regalo vite extra. Non solo, il gameplay è studiato per offrire percorsi alternativi, spesso basati sulla morte/salvataggio della persona che ci chiede aiuto. Si ha così l’occasione di visitare svariate zone della città. I livelli sono pieni zeppi di bonus e segreti, molti davvero ben nascosti, ed è difficile arrivare a conoscerli tutti per livello. Il level design è ovviamente magistrale, come in quasi tutti i prodotti Sega. I quartieri sono resi molto bene, così come le sezioni sotterranee e clamorosamente bella è l’arena in stile romano dove affronteremo un bosso molto duro. A proposito dei boss, si rilevano ottimamente caratterizzati ed abbastanza schifosi, tutti con un punto debole. I primi in effetti sono facili da abbattere, conoscendo la loro debolezza. Ma gli ultimi sono cazzuti e feroci ed anche con il pur svelto mouse, ci vuole ottimo tempismo nei tempi di ricarica/fuoco. Certo, la storia non è lunghissima, ma ci sono altre modalità come la Time Attacck e una modalità ad obiettivi, aggiunta PC, che ne risollevano la longevità. Consiglio di mettere i Continue limitatissimi e mettere al massimo la difficoltà, il gioco si rivela uno spasso continuo.

Tecnicamente la situazione è buona, per il 1999, e come ho già modo di anticipare la conversione è ottima. Non si registra mai un calo di velocità e le texture sono più che buone così come i modelli, specie dei boss. Non esistono grandi scelte di personalizzazione grafica, ma la 800×600 all’epoca rendeva bene la maggior definizione del prodotto su computer rispetto al Dreamcast. Ottimi gli effetti audio, noiose e ripetitive le musiche, che finiscono per stufare davvero alla lunga. C’è anche una fantomatica modalità multiplayer sia sullo stesso PC (un giocatore con un mouse ed uno con la tastiera, o un joystick classico) oppure in LAN, in una sorta di modalità Time Attack oppure direttamente nello Story Mode, ma non ho mai potuto trovare nessuno disposto a testarla e sono sicuro che sarà piena di bug 😀 Insomma, questo H.o.t.D. 2 si rivela un ottimo shooter di stampo classico, veloce e frentico. Paradossalmente, la versione Empire adesso è abbastanza difficile da trovare in buone condizioni ed arriva a costare molto di più di quando la comprai. Ma se trovate una buona offerta, magari Xplosiv, prendetelo. Certo, rassegnatevi al fatto che, a meno di utilizzare un vecchio monitor CRT, non esistono light gun degne di tale nome su PC con un moderno LDC/Led. Pazienza, andiamo di mouse.

Giudizio Finale: GOOD SHOOT!

Recensione Syphon Filter 3 (2001, 989 Studio/Sony, PlayStation)

La serie dei Syphon Filter non è mai stata davvero stealth. Ci si è avvicinata con il primo episodio, senza dubbio, ma si è poi votata allo shooter “ragionato” con il secondo e con questo terzo capitolo che andiamo ad analizzare. Syphon Filter 3 è uno degli ultimissimi giochi per Ps1 ad essere stato rilasciato quando già la Ps2 aveva preso il largo, cioè nel 2001. Per questo è spesso dimenticato e sottovalutato rispetto al suo immediato predecessore. Si tratta di un prequel che spiega numerosi avvenimenti avvenuti prima dei 2 più famosi episodi. Si arriva a comprendere l’origine del letale virus Syphon Filter e la sua scia di morte e di terrore lasciata in varie parti del globo. Ritroviamo il nostro prode Gabe, la nostra fidata spalla Lian, Lawrance e molte altre faccie note. Durante il gioco è possibile interpretare molti di questi personaggi in svariate ambientazioni in giro per tutti i continenti.

 

La formula dei 989 Studios è sempre la stessa, cioè il fuoco contro numerosi nemici supportato da apposite zone di copertura, indispensabili nell’economia di gioco. Già dal primo livello, nella struttura alberghiera in Giappone, ci viene riproposta subito questa formula: fare fuori tutti con il fucile di precisone e nel mentre ripararsi dall’erorme volume di fuoco nemico che ci piove addosso dalla postazione nemica. Un classico della serie. L’azione è da shooter non c’è niente da fare, non è possibile restare per sempre nascosti per poi alzare la testa e prendere la mira con calma, qui bisogna ripararsi, alzarsi in fretta, mirare in fretta e colpire con decisione. Questo vale sia nei panni del cecchino, sia in quelli di squadra d’assalto, magari in gruppo con Lian o altri membri della CIA. Ci viene in aiuto un discreto sistema di mira che permette con R1 di tenere inquadrato un obiettivo fin quando lo freddiamo, cosa non semplice come sembra visto che spesso i nemici sono dotati di giubbotto antiproiettile (come noi) e sono numerosi ed in posizione favorevole (non certo come noi). Bisogna perseverare nello sparo senza pietà su un singolo elemento e dimenticarsi del resto, magari correndo per evitare altri proiettili. E’ negli scontri di massa che Syphon Filter perde le sue intenzioni di presentarsi realistico, quando capiamo che basta correre verso l’obiettivo mirato con ferocia e poi ripararsi subito, mentre un’orda di fuoco ci piomba addosso, per concludere con agevolezza il gioco. Sembra di essere in un Gungage della Konami, ma serioso. Gli stessi movimenti stealth soffrono di un sistema di controllo più votato al fuoco che alla furtività, così dimenticatevi lo stendersi a terra o il passaggio radente ai muri. Qui potete solo accovacciarvi e mirare nascosti da una parete. Niente tattica alla Metal Gear nè diversivi. Del resto l’ammontare delle truppe nemiche e lo sterminato arsenale distruttivo a cui fare affidamento riconducono a questo principio distruttivo. Le missioni sono varie, anche di natura stealth ma solo negli scontri serrati si ha il meglio che può offrire il gameplay. Le missioni sono 20 e devo dire che quelle in gruppo con i nostri colleghi sono piacevoli, specie quelle con Lian dove c’è davvero un minimo di coordinazione tattica. I livelli sono abbastanza estesi ma alcuni di essi sono molto lineari, offrendo pochi percorsi alternativi. I designer hanno optato per creare sezioni dove fosse impossibile l’azione stealth, passaggi dove possiamo solo ripararci ed iniziare a sparare, scelta ben ponderata. L’inventario è di buona fattura come sempre e come sempre il sistema di salvataggio è un pò odioso, con i checkpont spesso mal disposti. La campagna non è impossibile ma devo dire che le ultime 3 missioni sono una bella sfida, specie l’ultima dove si soffre non poco per battere il boss finale (in un percorso sulla metropolitana davvero adrenalinico). La longevità è comunque ottima perchè al solito è presente la modalità a 2 giocatori (e finalmente abbiamo arene più che decenti per uno scontro duel) nonchè una serie di missioni extra in diverse modalità: sopravvivenza, ruba un obiettivo, uccisione stealth e molte altre da sbloccare, con mappe dedicate e con un tasso di difficoltà non indifferente. Davvero piacevoli, un extra ben fatto ed impegnativo.

Dal punto di vista tecnico il motore è lo stesso del secondo episodio, solo leggermente migliorato nella resa di illuminazione e modelli. Quindi il dettaglio è discreto nelle texure (ma a volte appena sufficiente, specie nelle sezioni sotto terra) e le animazioni abbastanza fluide. Gradevoli gli effetti di luce e più che buoni gli FMV. Notevole la qualità del doppiaggio italiano e senza dubbio ottima la riproduzione dei suoni degli armamenti così come le musiche. Ho notato rallentamenti solo in rare sezioni di gioco (specie nella giungla) ma in generale la fulidità è ottima, un bene per un gioco votato allo sparo. I difetti di questo terzo episodio sono tutti da imputare alla sua data d’uscita. Fosse stato il secondo episodio sarebbe stato valutato anche dal qui presente redattore un gioco ottimo, ma si dimostra purtroppo tutto già visto nei capitoli precedenti, con poche novità effettive, sia tecniche che ludiche. Si avverte una maggiore propensione allo sparo e uno stealth ormai ridotto all’osso, ma nulla più. Rimane un buon prodotto, divertente, molto longevo anche per gli extra e rigiocabile più volte grazie ad un discreto multiplayer. Ma non aspettatavi rivoluzioni nè un capolavoro.

Giudizio finale: GOOD

 

Recensione Gunvalkyrie (2004, Sega/Smilebit, Xbox)

Prodotto per il Dreamcast (già in avanzato sviluppo) e poi trasportato con le dovute migliorie sulla Xbox alla morte della console Sega, questa perla sconfinata che vado a recensire quasi commosso è la summa del concetto di shooter arcade made in Sega. Un gioco dallo stile così retrò ma dall’aspetto così moderno che solo chi vive a pane ed arcade può comprendere ed amare con tutto sè stesso. Il Dreamcast aveva una marea di giochi di questa natura: caterve di picchiaduro sopraffini, shooter purissimi e adventures molto action e poco avventura. E giocare a questo prodotto Smilebit significa calarsi in un’epoca passata, fatta di concept semplici, rozzi e difficili, solo truccati per una serata di gala dei nostri giorni. Un esempio di gioco che divide in due schieramenti i venditori su ebay, per farvi capire ciò che intendo. Da una parte coloro che non capiscono un’emerita mazza di qualità e rarità dei videogiochi e lo vendono a 12 euro scarsi ancora imballato (e qui mi fiondai io per l’affarone, nel lontano 2006), dall’altra chi sà cosa sia un Videogioco e lo vendo a prezzi che vanno da 20 a 40 euro tutt’oggi. Ma continuate a cercare, la rete è vasta e sconfinata (vediamo chi capisce la citazione 🙂 ).

Gunvalkyrie è uno Shooter, con la S maiuscola. Potreste benissimo lasciar perdere la visuale in terza persona e immaginare un visus alla Ikaruga, sarebbe lo stesso. Ma a questo ci arriveremo. L’ambientazione è originale, e notevoli sono i filmati e le animazioni di intro: STEAMPUNK allo stato puro! Si proprio quello dove accanto a signore vestite in eleganti abiti vittoriani ritroviamo astronavi magari mosse a reazione che cammino nella Londra del Big Bang. Ambiente, tempo e cause di questo futuro alternativo che ha investito la terra verranno spiegate nel corso del gioco. Dobbiamo ripulire numerose aree di vari mondi da una strabiliante varietà di creature piuttosto schifose ma soprattutto numerose, molto molto numerose. Credevate di aver visto il maggior numero di nemici a schermo nel discreto Chaos Legion? Ahah, non scherziamo. Gunvalkyrie vi inganna all’inizio della prima missione mostrando a schermo appena una decina di crerature aliene pronte a farci a pezzi ma rimedia da metà missione in poi mostrandoci la creazione di un gruppo di menti malate ma geniali quali sono alla Smilebit: decine, decine, decine, decine di creature che ci sommergono senza pietà, in un’orgia di morte e fuoco nel quale sopravvivere è roba da duri. Questa è Sega, ragazzi: se volete giochi abbordabili chiedete a Microsoft, Bungie e Square Enix. Abbiamo a disposizione 2 protagonisti da impersonare, diversi per caratteristiche (velocità, forza, precisione, resistenza) e armatura; all’inizio abbiamo a disposizione solo una prode guerriera dotata di un esoscheletro a Jetpack rinforzato ma finendo il gioco è possibile utilizzare il secondo eroe, molto più forte e abile con armi pesanti ma meno veloce e preciso della donna. L’uso del jetpack è fondamentale, perchè le aree di gioco sono vaste e abbastanza articolate in verticale, con alcune sezioni che definirei quasi da platform. Sta a noi impare alla perfezione il sistema di volo, con la pratica e la pazienza. Gunvalkyrie è uno dei pochi giochi Xbox a sfruttare ottimamente il suo joypad e si arriva presto ad una completa padronanza dei movimenti. Ma non basta muoversi e magari scappare dall”enorme legione di nemici che ci aspetta in ogni livello, qui dobbiamo imparare a sparare, nel senso non di sprecare proiettili alla cieca, ma di colpire con ferocia e precisione tutto ciò che si para davanti, usando l’arma più giusta a seconda della necessità (blaster, gatling o qualsiasi altra). A volte si è sommersi dal numero di nemici a schermo davvero impressionante, soprattutto a livelli elevati di difficoltà. Inoltre sembra che verso la fine del livello la gente della Sega abbia voluto istigare istinti da Berseker sanguinario nel povero giocatore, che si trova a dover affrontare un improvviso aumento di ferocia, numero e resistenza delle creature. Si consiglia di adottare un pò il metodo usato per gli FPS online stile Quake: muovetevi, sempre e comunque sparando, ma con precisione. Altrimenti siete fritti. Fortunatamente la visuale è ottimamente gestita e non ci sono problemi nella fasi di lotta in questo senso. Alla fine di ogni livello otteniamo dei crediti, utili ad acquistare potenziamenti ed oggetti, ma dovremo completare almeno 3-4 missioni consecutive per accumulare una somma tale da poter permettere un inventario degno di questo nome. E credetemi, non è facile. Ci sono missioni, soprattutto le ultime 2, dove la furia di fuoco, laser, sangue, jetpack e quant’altro vi farà quasi girar la testa e bisogna cercare di mantenere il sangue freddo a tutti i costi, perchè altrimenti non vi è speranza. Solo pochi giochi sulla Xbox come Ninja Gaiden o Panzer Dragoon Orta mi hanno dato così tante difficoltà come questo. E’ una litania del massacro senza pietà, questo Gunvalkyrie, e non ammette compromessi: o si domina oppure lo si abbandona per sempre. Nessun livello immenso, nè complessi enigmi, nè soluzioni innovative: è uno shooter sanguinario. Come dire, o lo si ama o lo si odia.

La tecnica del prodotto è stata certamente innalzata di qualità da quella che doveva essere la versione alpha sul Dreamcast. Qui le texture sono ottimamente realizzate, i modelli 3d animati fluidamente, gli effetti di luce strepitosi e la resa delle superfici liquide davvero sorprendente. Un comparto grafico di qualità sopraffina ma anche di sostanza, perchè capace di muovere a schermo un enorme numero di elementi senza rallentamenti apparenti, sempre sparato al massimo della velocità, ancora meglio di un Otogi 2, per citare un altro prodotto Sega. E meno male, aggiungo io, visto lo sterminio che ci attende.  L’audio è ben realizzato negli effetti sonori, un pò deludente nelle musiche di sottofondo, e sopratutto nei menu. Unica vera pecca del gioco, in effetti. Si potrebbe inserire tra i difetti l’eccessiva difficoltà di alcune missioni, ma personalmente amo lo sfida, e la pratica ripaga sempre, quindi non posso non apprezzare tutto ciò. Devo fare un plauso per come sono state realizzate le armature dei protagonisti e gli effetti del Jetpack, davvero ottimi. Non c’è multiplayer, ma si vi aspettavate un deathmatch da un gioco così allora siete fuori strada.

Si potrebbe definire una sorta di “padre” del moderno Vanquish per la 360, questo capolavoro Smilebit. Solo la Sega ed i suoi team associati sono capaci di produrre simili esempi di arcade moderno. Frenetici, furiosi e cazzuti, difficili come con mai e gratificanti per il giocatore che lotta come un’eroe nel tentativo di dominarli. Se amate questo genere e volete conoscere una gemma purtroppo spesso ignorata, allora non c’è motivo per lasciari sfuggire questo gioiello. Furia, fuoco e Jetpack: che volete di più dalla vita?

Giudizio finale: CULT

Recensione RayCrisis (2000, Taito, PlayStation)

Fuoco e fiamme! Il laser del titanesco mech che mi assale sfiora appena la mia ala destra, mentre un’orda di metallo cybernetico si dirige a capofitto verso la mia posizione sotto forma di aerei direi quasi kamikaze… il tutto sullo sfondo di un mondo in rovina e delle macchine ormai corrotte dalla loro stessa coscienza… Diciamo un bel Grazie alla Taito, signori miei. Questa è scuola di shooter, anzi shooter d’Alta Scuola.

Questo simpatico gruppo nipponico eccelle quasi unicamente negli shooter, diciamoci la verità. E la prova di ciò è lampante se analizziamo alcuni titoli Taito, sempre restando in ambito Ps1: il mediocre Chaos Break, il pessimo Psychic Force ed altri puzzle game non degni di essere ricordati (a parte il sempre-verde Puzzle Bobble). La prova dell’eccellenza nel campo dello sparo virtuale l’aveva già data con RayStorm, incredibile shooter di qualità sopraffina, che al tempo provai nella sua purtroppo non eccellente conversione su PC. Questo RayCrisis ne è successore praticamente diretto, riproponendo tutti gli elementi vincenti di quel capitolo unitamente a notevoli miglioramenti. In realtà, parlando di trama del gioco, esso è un prequel. La storia è semplice semplice, narra di un supercomputer che si è ribellato agli uomini con l’intenzione di sterminarli. Sta a noi infilatrarci nel sistema, a bordo della nostra nave “virtuale” ed annientarlo. 

Messa in scena di uno spettacolo di realtà virtuale stile anni ’80: POW! Il caricamento del livello mostra un semplice ed accattivante wireframe verde e nero, per poi tramutarsi in uno spettacolo visivo senza precendenti, composto da cumuli di poligoni texturizzati, masse enormi di nemici a schermo e di fuoco che ci assale, orgia di mech enormemente ferrosi e mortali. Non siamo in un Gundam Wing, nè in un Neon Genesis Evangelion, questa che vediamo è la mente genialmente contorta di designer sopraffini, allievi di un modo di pensare altamente “Treasure”, che anticipa di anni  molte visuali superbe e notevoli vette stilistiche che ritroveremo nel Re Ikaruga. Ma solo è grazie a questi folli della Taito che la Ps1 può vantare shooters senza tempo, ammettiamolo.  Le navi sono 4 in tutto (di cui 2 sbloccabili) con le modalità Arcade e quella Original customizzata per la Ps, gli stage sono 5… ma non si possiede un titolo come questo per la longevità. Lo si possiede per lo stile, la forza cyber di un universo partorito da un gruppo di Mecha Design senza tempo; lo si possiede per la difficoltà bastarda di sezioni dove almeno 40 nemici ci sparano di tutto e dove non basta usare il raggio distruttivo finale, c’è da schivare l’inferno; lo si possiede per una spettacolare festa di colori, musiche e fiamme a schermo da lasciare allibiti pensando che ci troviamo di fronte ad un sistema a 32 bit. Un balzo in avanti clamoroso in termini di qualità tecnica rispetto a RayStorm.

E’ uno shooter per duri, cazzuti e bastardi, lo dico adesso. Difficile come non mai. Bisogna aver concluso Einhander, poi RayStorm, ed aver provato qualche titolo Treasure come Radiant Silvergun, per venirne a capo. I Game Over sono frequenti, eppure restiamo incollati allo schermo, con la magia di un futuro apocalittico tutto astronavi e mecha che ci trascina dentro sempre più, alla ricerca del livello perfetto, senza riuscire a staccare per la classica febbre del “Una partita e poi smetto”… Ma non ci crede mai nessuno :). Epico, senza eguali su Ps1.

Giudizio finale: FIRE, METAL, LEGEND!!!

Warning Forever, ovvero una gemma purissima (Doujin)

Mi sono imbattuto in questo gioiello del mercato nipponico PC ieri. Non lo definirei solo un doujin shooter ma un gioiello di rara bellezza la cui parola d’ordine è SEMPLICITA’. Proprio questa è la parola che più si addice a Warning Forever, beccato su Hikoza’n-CHI X (link in inglese) . Molto semplice e razionale l’interfaccia, davvero accattivante, giusto 5 o 6 tasti per tutto (compresi i movimenti) e nessuna arena in particolare. Mi sembrava così scarno che non mi fidavo, ma una volta provato sono rimasto folgorato. Mi aveva ingannato lo sprite della mia nave così semplice da ricordarmi coin-op perduti nei meandri del MAME. Ed invece scopro una serie di scontri senza sosta contro boss in successione. Avete capito bene, niente carne da macello, qui si incontrano boss ad ogni round, ed è sempre peggio. Sconfitto un boss, quello dopo sarà molto più forte ed  il tempo datoci a disposizione scala rapidamente se veniamo distrutti (molto rapidamente) oppure incrementa (ma poco) quando riusciamo a sconfiggerli. I boss diventano sempre più grandi e feroci man mano che proseguiamo fino ad occupare quasi tutta l’area di gioco. Il tutto mentre cerchiamo di evitare i loro colpi e le loro braccia meccaniche. E allora bisogna lottare non solo per soppravivere, ma per guadagnare secondi per giocare, altrimenti Game Over. Ah, aggiungeteci che avete solo una manciata di respawn disponibili: mix micidiale. Shooter difficile e cattivo, certamente partorito dalla mente di un folle giocatore dei titoli Treasure e Cave. Stupenda la grafica semplice che si sviluppa su pochi colori, come in una realtà virtuale anni ’80 e ottimo il design dei boss, realizzati in più parti distruggibili separatamente. (ognuna di esse ha un’arma diversa). Il tutto in 2d ma valorizzato da effetti di luce fantastici e mai fastidiosi. Funzionale e simpatico l’audio.

Consigliato a tutti gli amanti degli shooter e delle sfide, può essere un’ottima palestra per titoli di complessità maggiore. E poi è freeware, che volete di più?